Continua a tenere banco, ad Aci S. Antonio ma non solo, la questione Sidra: l'azienda, che fornisce acqua per l'irrigazione e le attività commerciali e agricole, nei giorni scorsi ha inviato circa 800 disdette.
Un problema non di poco conto visto che, se la situazione non dovesse mutare, rischiano di rimanere letteralmente a secco terreni e imprese nei comuni di Acireale, Aci S. Antonio, Viagrande e Acicatena.
Nel corso dell'ultima seduta di Consiglio provinciale sull'argomento si è espresso non soltanto il capogruppo del Pdl Gianluca Cannavò che ha sollevato la questione insieme al consigliere santantonese Enzo D'Agata, ma anche il consigliere dei Comunisti italiani Antonio Tomarchio che ha lanciato un allarme relativo al Bosco di Aci.
«Abbiamo da poco visto nascere il distretto turistico "Il mare dell'Etna - ha detto il consigliere provinciale acese - e siamo tutti concordi nel ritenere il Bosco di Aci uno delle punte di diamante della zona: ma come possiamo pensare di realizzare ciò se al Bosco non arriva acqua da quattro mesi?».
«In ogni caso - ha concluso Tomarchio - la scelta intrapresa dall'azienda seppur legittima non può essere condivisa senza la previsione di un massiccio intervento sulla rete idrica per diminuire le perdite».
Sull'argomento abbiamo sentito il presidente di Sidra Spa Gaetano Riva: «Chiarisco - ha detto Riva al telefono - che la Provincia di Catania ha con noi, per il Bosco di Aci, un contratto che prevede la fornitura soltanto per la stagione estiva nel periodo che va dal mese di maggio a ottobre. Se, fuori da quel periodo, chiedono acqua provvederemo a fornirla».
«Per quanto riguarda, invece - ha aggiunto Riva - le disdette spero di incontrare già la prossima settimana i rappresentanti della Provincia affinché ci possa essere un confronto e noi possiamo spiegare la nostra posizione: sia però chiaro - ha concluso - che non vogliamo creare alcun disagio ai cittadini cui continuiamo a offrire l'acqua seppur in modo diverso ma, d'altro canto, dobbiamo anche far fronte ad una perdita secca annuale di 300mila euro».
L'azienda, infatti, propone ai privati di consorziarsi e allacciarsi alla rete direttamente all'altezza dei pozzi.
Intanto, però, Cannavò, che si è detto fiducioso sulla possibilità di raggiungere una soluzione attraverso il tavolo tecnico che si terrà settimana prossima, ha già predisposto la realizzazione di un comitato civico che monitori la situazione costantemente.
Un problema non di poco conto visto che, se la situazione non dovesse mutare, rischiano di rimanere letteralmente a secco terreni e imprese nei comuni di Acireale, Aci S. Antonio, Viagrande e Acicatena.
Nel corso dell'ultima seduta di Consiglio provinciale sull'argomento si è espresso non soltanto il capogruppo del Pdl Gianluca Cannavò che ha sollevato la questione insieme al consigliere santantonese Enzo D'Agata, ma anche il consigliere dei Comunisti italiani Antonio Tomarchio che ha lanciato un allarme relativo al Bosco di Aci.
«Abbiamo da poco visto nascere il distretto turistico "Il mare dell'Etna - ha detto il consigliere provinciale acese - e siamo tutti concordi nel ritenere il Bosco di Aci uno delle punte di diamante della zona: ma come possiamo pensare di realizzare ciò se al Bosco non arriva acqua da quattro mesi?».
«In ogni caso - ha concluso Tomarchio - la scelta intrapresa dall'azienda seppur legittima non può essere condivisa senza la previsione di un massiccio intervento sulla rete idrica per diminuire le perdite».
Sull'argomento abbiamo sentito il presidente di Sidra Spa Gaetano Riva: «Chiarisco - ha detto Riva al telefono - che la Provincia di Catania ha con noi, per il Bosco di Aci, un contratto che prevede la fornitura soltanto per la stagione estiva nel periodo che va dal mese di maggio a ottobre. Se, fuori da quel periodo, chiedono acqua provvederemo a fornirla».
«Per quanto riguarda, invece - ha aggiunto Riva - le disdette spero di incontrare già la prossima settimana i rappresentanti della Provincia affinché ci possa essere un confronto e noi possiamo spiegare la nostra posizione: sia però chiaro - ha concluso - che non vogliamo creare alcun disagio ai cittadini cui continuiamo a offrire l'acqua seppur in modo diverso ma, d'altro canto, dobbiamo anche far fronte ad una perdita secca annuale di 300mila euro».
L'azienda, infatti, propone ai privati di consorziarsi e allacciarsi alla rete direttamente all'altezza dei pozzi.
Intanto, però, Cannavò, che si è detto fiducioso sulla possibilità di raggiungere una soluzione attraverso il tavolo tecnico che si terrà settimana prossima, ha già predisposto la realizzazione di un comitato civico che monitori la situazione costantemente.
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