sabato 5 maggio 2012

Strage ad Aci S.Antonio: omicidio-suicidio

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È un omicidio-suicidio figlio della disperazione quello avvenuto ad Aci Sant’Antonio, dove Luigi Gagliardo, 38 anni, ha assassinato a coltellate gli anziani genitori, entrambi 80enni, Antonio Gagliardio e Rosa Amoroso.
La tragedia è avvenuta nella casa dove i tre vivevano, in un palazzo vecchio e scuro alla periferia del paesino alle pendici dell’Etna. Luigi Gagliardo, in passato condannato in un processo alla mafia agrigentina, ma da tempo fuori dal giro, era senza un’occupazione e abitava ancora con il padre e la madre, che insieme mettevano 900 euro al mese di pensione, ma che pagavano, con essi, l’affitto per la casa e ciò che bastava per sostenere il figlio. Viveva la condizione di avere un fratello pentito e un altro ex sottufficiale dell’Arma. Tra l’omicida e i suoi genitori non c’erano stati in passato, secondo quanto si è appreso, dissapori violenti o contrasti. Per questo la tesi privilegiata è quello di un raptus di follia. Secondo una prima ricostruzione dei carabinieri, l’uomo avrebbe accoltellato prima la madre, casalinga, poi il padre, ex operaio di una cava in pensione, che era ipovedente e non ci sentiva bene. Quindi avrebbe messo sui corpi una coperta. Dopo il duplice omicidio Luigi Gagliardo decide di togliersi la vita, che realizza solo diverse ore dopo. L’uomo ha preso una bombola del gas, ha aperto la valvola, si è steso sul divano e si portato alla bocca il tubo di gomma, iniziando a respirare Gpl e chiudendosi la testa dentro una busta di plastica. La morte è giunta per soffocamento.
A scoprire la tragedia è stato uno dei fratelli della vittima, un ex brigadiere dei carabinieri in congedo, una persona conosciuta e stimata nell’Arma, che si era recato a trovare i genitori, che abitavano nella stessa zona. Non avendo risposta e non potendo entrare nell’abitazione, che era chiusa a chiave dall’interno, ha chiesto ad alcuni operai che stavano lavorando su una impalcatura posta sulla facciata del palazzo di spingere l’anta di una finestra per entrare nell’appartamento. Dopo aver visto la scena ha dato l’allarme chiamando i suoi ex colleghi con una telefonata al 112.
La famiglia Gagliardo era originaria di Racalmuto (Agrigento), e si era trasferita nel Catanese dopo le inchieste giudiziarie antimafia che avevano coinvolto Luigi Gagliardo e suo fratello Ignazio, collaboratore di giustizia che ha rivelato ai magistrati i retroscena delle attività criminali delle cosche mafiose agrigentine e in particolare del clan dei cosiddetti "Pidocchi". Qualche giorno prima di essere arrestato nell'operazione "Sicania 2" del 2007 contro i boss di Agrigento, coordinata dalla Dda di Palermo, Luigi Gagliardo si era pubblicamente dissociato dal pentimento del fratello Ignazio. In seguito, Luigi Gagliardo era stato condannato per l'inchiesta
"Sicania 2" a tre anni e quattro mesi di reclusione. In precedenza, il parricida era già entrato in indagini antimafia, ed era stato arrestato per la prima volta nell'ambito dell'operazione "Ombra" nel 2003.

Le indagini sulla tragedia sono state eseguite dai carabinieri della compagnia di Acireale e del comando provinciale di Catania.


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